Per anni moltissime aziende hanno impostato lo sviluppo delle risorse umane al ritmo del “dai che ce la fai”, “volere è potere”, “mettici grinta”, “la motivazione è tutto” e via di questo passo.
Tutti slogan e nulla di più, utilizzati per creare un clima motivazionale ma che spesso sono finiti per diventare una delle cause di malessere se non addirittura di frustrazione dentro gli uffici e gli ambienti di lavoro.
Asserzioni di questo tipo, spesso alla base di percorsi formativi, risultano contradditorie rispetto alle modalità con cui funziona realmente il nostro cervello, oltre a produrre aspettative poi smentite dalla realtà dei fatti. I problemi relazionali quindi, ne diventano una diretta conseguenza.
La scuola americana ha sicuramente avuto il merito di portare nelle aule e nei palcoscenici i principi di psicologia del comportamento, altrimenti destinati a rimanere nei manuali per addetti ai lavori. Negli anni 90 questo approccio alla Braveheart ha dato la carica ad un esercito di persone in aziende di vario tipo ma ora è sicuramente da rivedere.
Innanzitutto, si tratta di un approccio per cui la ricerca neuroscientifica ne ha abbondantemente mostrato i limiti. Possiamo dire inoltre che, in questo momento storico, abbiamo più bisogno di serotonina che di dopamina. Abbiamo bisogno cioè di essere in equilibrio con noi stessi e sentirci sicuri, prima ancora che essere super motivati.
Partendo da una considerazione di carattere scientifico, la forza di volontà come elemento principale per ottenere risultati è ampiamente sopravvalutata: è come se fosse una batteria, destinata a scaricarsi e a perdere di potenza se troppo stressata. Pretendere che la forza di volontà basti da sola a “vincere” è una convinzione oramai quasi ridicola.
Non dimentichiamoci che la strategia vince sulla grinta. Sapere come stanno le cose, muoversi con calma, un passo alla volta ed accettare il fatto che le cose si possono (o si debbano) fare anche senza avere la grinta del gladiatore, è il segreto per raggiungere gli obiettivi, non solo a breve ma anche nel lungo periodo.
Un week end passato a fare rafting con un gruppo di colleghi, è sicuramente divertente e utile a fare gruppo, ma non darà mai il know how necessario a progredire e a farcela da soli passo dopo passo. Ci vuole ben altro.
Meno ‘dai che ce la fai’ e più ‘adesso ti spiego come si fa’.
Insomma, più formazione e meno steroidi.
Milo Muffato